Salute mentale: tra consapevolezza e servizi

Pubblicato il 12 gennaio 2025 alle ore 17:05

Il recente Rapporto sulla Salute Mentale 2023 del Ministero della Salute Italiano evidenzia un quadro in rapida evoluzione. In Italia, i servizi psichiatrici hanno assistito circa il 10% di persone in più rispetto all’anno precedente: 854.040 persone nel 2023, in confronto ai 776.829 utenti nel 2022.

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A contrapporsi in maniera netta sono i dati sul personale sanitario, i quali delineano una situazione strutturalmentee critica.

Una delle prime problematiche riguarda le risorse: nell’ultimo anno si è passati da 30.101 unità di personale psichiatrico a 29.114.

La contrazione del personale coincide con un fabbisogno di assistenza in crescita, mettendo in luce lo squilibrio tra domanda e bisogni della popolazione, con l'offerta di servizi.

Un numero degno di nota è quello riguardante le persone che si recano in Pronto Soccorso (oltre 573.000 accessi nel 2023) e i ricoveri ospedalieri.

Il ricorso alle strutture di emergenza, unito all’alto tasso di dimissioni ospedaliere, è un possibile indicatore che molti pazienti si trovano a vivere situazioni di forte crisi acuta o non riescono a beneficiare di un’assistenza territoriale tempestiva.

La crisi del personale sanitario

Un lavoro che non soddisfa più? La crisi del personale sanitario è un problema comune a molti paesi europei, una vera e propria “bomba a orologeria” (WHO, 2022) la cui intensità è, per l’Italia, assai più rilevante e in parte già in fase esplosiva, in un quadro di riduzione complessiva dei dipendenti pubblici che non ha eguali in altri paesi europei e che ha interessato anche la sanità.

La crisi del personale sanitario si inserisce, peraltro, in uno scenario nazionale complesso: l’andamento demografico, la decrescita dei salari (unico Paese europeo con il segno negativo) che ha colpito anche medici e infermieri, l’assenza negli ultimi due decenni di una pianificazione nella formazione del personale e il blocco delle assunzioni.

Riduzione del personale del SSN

La riduzione del personale del Sistema Sanitario ha riguardato diverse figure professionali. I dati di confronto variano a seconda dei periodi presi in considerazione, ma indicano una direzione comune di progressivo indebolimento delle risorse umane. Nel corso di un decennio (2010–2020) il contenimento della spesa non è stato attuato solo riducendo il personale sanitario, ma anche per altri ambiti professionali, su cui si pone generalmente scarsa attenzione e la cui interazione con i processi di cura risulta rilevante per l’importanza degli ambienti di lavoro, della manutenzione delle strutture, dell’utilizzo ottimale delle tecnologie, dello svolgimento di funzioni amministrative che talora sono allocate impropriamente al personale sanitario.

Alcuni numeri:

  • Il personale medico: I medici in Italia non sono pochi: 4,1 per 1.000 abitanti;
  • Il personale infermieristico: Gli infermieri in Italia sono 367.378. 

Il confronto con gli altri Paesi è impietoso. Se da un lato il dato sui medici risulta leggermente superiore alla media europea (EU 27) e alla media OCSE (3,7), con la Francia e la Gran Bretagna che si attestano rispettivamente su 3,2 e 3,0 (Health at a Glance, 2023), per il personale infermieristico, rispetto a una media OCSE di 9,2 infermieri per 1.000 abitanti, l’Italia ne ha 6,2. 

La salute mentale è un diritto

La salute mentale è alla base della capacità umana di pensare, provare sensazioni, imparare, lavorare, instaurare relazioni profonde. La prevenzione, promozione e cura della salute mentale è una delle principali priorità dell’UNICEF nei Paesi in cui opera, compresa l’Italia.

La metà di tutti i disturbi mentali inizia intorno ai 14 anni, ma la maggior parte dei casi non viene diagnosticata né trattata. Un mix di genetica, fattori ambientali, tra cui il ruolo dei genitori, ed esposizione a esperienze negative come violenza, discriminazione e povertà, influenzano la salute mentale dei bambini.


Normalizzare la richiesta di aiuto

Il pregiudizio verso la psicologia è ancora diffuso, con molte persone che considerano rivolgersi a un professionista come un segno di debolezza. Questo deriva da stereotipi che vedono la salute mentale come meno prioritaria rispetto a quella fisica, e da una pressione sociale a mostrarsi sempre forti.

I dati riportati nei paragrafi precedenti possono non apparire come incoraggianti, ma c'è indubbiamente la possibilità di prendere noi stessi maggiore consapevolezza di cosa sia la salute mentale e di come prendersene cura.

La richiesta di aiuto psicologico, detta "help seeking", segue un processo decisionale in tre fasi:

  1. Riconoscere di avere un problema che richiede aiuto esterno;
  2. Decidere di chiedere aiuto;
  3. Individuare la persona idonea a fornire questo aiuto.

Chi si occupa di salute mentale:

Per comprendere meglio il tema della normalizzazione del sostegno psicologico, è importante distinguere brevemente le principali figure professionali che operano nel campo della salute mentale:

  • Psichiatra: è un medico specializzato in psichiatria, può formulare diagnosi e prescrivere farmaci;
  • Psicologo: è un professionista laureato in psicologia; si occupa di sostegno, consulenza e valutazione del benessere psicologico;
  • Psicoterapeuta: è uno psicologo o un medico che ha conseguito una specializzazione in psicoterapia; utilizza metodi e tecniche specifiche per il trattamento dei disturbi mentali..

Con l’obiettivo di normalizzare le conversazioni sulla salute mentale, l’UNICEF ha lanciato la campagna #OnMyMind, che si rivolge a bambini/e, adolescenti ma anche agli adulti che si prendono cura di loro, promuovendo azioni di supporto psico-sociale (Unicef, n.d.). Tutto inizia con un momento, una domanda, una conversazione: “Cos’hai in mente?”.

La prevenzione come scelta strategica

L’incremento della domanda rende evidente l’importanza della prevenzione, intesa non solo come diagnosi precoce, ma anche come sostegno continuo a chi potrebbe sviluppare un disagio psichico. Da qui deriva la necessità di:

  1. Rafforzare i servizi di base: medici di famiglia, pediatri e infermieri dovrebbero essere ulteriormente formati per riconoscere i segnali iniziali di malessere.
  2. Ampliare la rete territoriale: investire in strutture residenziali e semiresidenziali, così da contenere il ricorso ai reparti di degenza ordinaria.
  3. Promuovere l’informazione: rendere più accessibili le conoscenze su che cosa sia la salute mentale e su come prendersene cura, riducendo paure e reticenze nell’affrontare il tema.

Marco Vanzini per #ImpegnoSociale


Riferimenti bibliografici (APA 7)

  • Crea. (2023). Analisi sul fabbisogno di personale infermieristico in Italia. Crea.
  • Ministero della Salute. (2023). Rapporto sulla Salute Mentale 2023. Ministero della Salute.
  • Nazioni Unite. (1989). Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
  • OECD. (2023). Health at a Glance 2023: OECD Indicators. OECD Publishing.
  • Unicef. (n.d.). La salute mentale dei bambini. Sito web Unicef Italia
  • World Health Organization. (2022). European Programme of Work 2020–2025 – United Action for Better Health in Europe. WHO.

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